Alle 6:00 inizia il turno delle cicale. Apro gli occhi dalla tenda nascosta nel boschettino accanto alla chiesa di Sant’Antonio, a Monteleone Rocca Doria. La notte è passata tranquilla, manco una macchina è transitata, nonostante fossi in pieno centro. Si dice che una 40ina di persone popolino questo paese. Rimando la sveglia a quando il sole sorgerà in maniera più vivace. Mi risveglierò alle 8:30.
Metto il pannello nella piazzetta, in cui batte già un sole forte. Il navigatore si ricarica mentre chiudo la tenda e preparo i bagagli. Poi riprendo il pannello, il navigatore, imposto la traccia del giorno e parto. Direzione: Pozzomaggiore, passando da Romana e Montresta.
Dovrò affrontare 1000m di dislivello anche oggi. Ormai è prassi. Me ne sono fatto una ragione, le salite sono diventate sfide. Riuscire a scalarle, vittorie.
Imbrocco la via per Romana dopo aver sceso tutti i tornantoni di Monteleone Rocca Doria. Salgo a Romana e poi riscendo (o meglio risalgo) per Montresta. A Montresta mi fermo sotto i 38 gradi, aspettando le 16 per ripartire. Purtroppo ci sono tanti lavori nel centro storico, non resta tanto da vedere. Ore 16, riparto.
Nel bel mezzo delle salite e del sole cocente, intravedo delle nuvole in lontananza. Sono nuvole grigio scuro. Così, per precauzione, scruto le previsioni meteo di Pozzomaggiore, luogo in cui dormirò. Pioggia dalle 18 alle 19. Ottimo. Proseguo.
Entro a Padria e subito dopo la foto al cartello, noto un ragazzo seduto, sulla parte sinistra della strada, accanto ad una fontana. “Ciao”, mi dice. “Ciao”, gli rispondo mentre sto tagliando la carreggiata per andare a farmi una chiacchierata. L’ho riconosciuto subito che persona fosse, dal saluto, dal modo di fare. Ci presentiamo. Si chiama Marco e mi segue su Instagram. Domani si laureerà in architettura, laurea magistrale. “Sono venuto a farmi una passeggiata perché sono in preda al panico per la discussione della tesi. Dovevo staccare. Ho visto dalle storie che eri a Montresta, ma non mi sarei immaginato saresti arrivato qui proprio ora”. Mentre parla penso sempre di più che nulla accade per caso.
Mi propone di dormire a casa sua, dato che a Padria ci sono alcune cose da vedere. Sono un pochino stranito. Lo fareste voi? Con una discussione di laurea il giorno dopo? Fatto sta che accetto, con la promessa di non disturbare più di tanto.
Ci beviamo una birra e andiamo a vedere l’interno della chiesa di Santa Giulia. Una chiesa Gotico-Aragonese unica nel suo genere: che presenta un pavimento a vetrate per mostrare la vecchia costruzione antica (Bizantina).
Finita la visita alla chiesa, andiamo da Matteo, un ragazzo mastro-coltellaio. Lavora le leghe, conosce gli acciai, crea le lame ma soprattutto fa anche damasco. Interessante come un giovane abbia tirato su un’attività del genere, senza ereditare il mestiere. La passione fa anche questo.
Marco torna a preparare la discussione, io rimango con Matteo e suoi amici. Chiacchieriamo un pochino in bottega e poi andiamo al bar. Conosco gran parte dei ragazzi di Padria e mi sento come se li conoscessi da una vita.
Sentirsi vivi è questo. È lasciarsi trasportare dalle situazioni. Cogliere ciò che arriva, vivere a pieno semplici momenti che ti possono riempire di gioia. Quando ritorno a casa di Marco sono circa le 23. Mi ha riaccompagnato Alberto, un bravo ragazzo che fa il parrucchiere, sempre suo amico. Stiamo un pochino a fare compagnia a Marco che è in preda al panico. E intanto mangiamo qualche bruschetta tonno e pomodorini che ci ha preparato per cena. Provo a tamponare l’alcool della giornata.

Vado a letto pieno di vita. Per caso ho incontrato un ragazzo per strada. Mi ha ospitato, mi sta facendo conoscere Padria, amici e famiglia. Cosa posso desiderare di più?
20/07/2021
Mi sveglio alle 08:30. Marco è già al piano di sotto, agitato per la discussione. Sta ripetendo la presentazione. La sa a memoria. Ma lui questo non lo sa. Chi è sotto esame non può avere la consapevolezza di quanto è preparato. Non ci si sente mai pronti!
Discuterà la tesi alle 10:30, davanti ai genitori e agli amici cari che sono venuti a condividere con lui questo momento così importante.
Conserverò la giornata nei miei ricordi, per preservare l’intimità di ciò che Marco ha raccolto tra abbracci familiari, feste a sorpresa degli amici e tante altre cose carine. Di quelle che ammiri col sorriso. Di quelle che ti ricordano quanta umanità esiste ancora nel mondo.
Finirò la giornata ripensando alle parole di Marcolino, un amico di Marco, pronunciate a fine festa: “Lu, sembra che ci conosciamo da anni. Sembri uno di noi”. Il più bel regalo che mi si potesse mai fare. Grazie. A Marco, alla famiglia, agli amici.
Una tappa di passaggio è diventata una tappa del cuore.
21/07/2021