Mattina movimentata a Bonorva. Mi sveglio alle 07:30, poco sonno alle spalle a causa della notte prima con Vale e Livio. Purtroppo per me, però, sono costretto a fare colazione molto veloce e prepararmi per la video intervista con Radio Regione.
Si fanno subito le 09:00. “Ciao a tutti, siamo in diretta con Luca Ledda..” recita Andrea prima del mio intervento. Mi chiederanno come è nata l’idea di viaggio e che giro sto facendo. Una mezz’ora ed è tutto finito. Sono nuovamente un uomo libero.
Incontro Vale e andiamo a visitare il nuraghe Santu Antine, a Torralba. L’idea è di visitare il possibile nei dintorni, in macchina con Vale, per poi passare la notte in tenda a Rebeccu (il borgo abbandonato alle spalle di Bonorva). C’è un ventaccio, aria di incendi, caldo infernale. Non sento buone vibrazioni intorno a me.
Entriamo al Nuraghe. IL Nuraghe e sottolineo IL. Non ha rivali. Santu Antine non ne ha. I castelli del Medio Evo gli fanno un baffo. Un trilobato impressionante, su tre livelli, con gran parte che purtroppo manca. Sarebbe stato imponente altrimenti. Trascorriamo una bell’oretta dentro, io e Vale, poi ci beviamo una cosa fresca al bar. Fa tanto caldo.
Mentre siamo seduti al tavolo mi chiama Martina, la ragazza con cui ho trascorso le giornate da Tresnuraghes ad Alghero. “Sto arrivando!” mi dice. Sento il rumore dell’auto. “Cavolo, sta guidando davvero verso di me” penso. Sono contentissimo. Marti è una persona speciale. È arrivata in un momento particolare in cui ho iniziato a provare delle emozioni delicate. E lei è arrivata per dare un nome a tutte queste cose che stavano accadendo dentro di me. Lei è così. Prende e parte, senza pensarci troppo. Per questo le voglio bene.
Arriva agitatissima. Le presento Vale. Prende il tamburo e andiamo all’interno di Santu Antine. Per lei è la prima volta, per me e Vale la seconda. Ci togliamo le scarpe. “La gente si toglie le scarpe per entrare nei luoghi sacri come moschee. Per me questo è un luogo sacro”, esclama Marti. La seguo. Certo che un nuraghe scalzo è tutta un’altra cosa. Provateci!
Saliamo sino alla cima dopo una passeggiata pacatissima negli interni. Lei inizia a suonare il tamburo e a cantare. Io chiudo gli occhi, vengo catapultato in un altro mondo. Sono nel passato. Le distese di terra che mi circondano sono spoglie di qualsiasi struttura. Siamo in attesa di nemici. Una leggera brezza ci accarezza. Quando la canzone finisce ho un attimo di debolezza. Era così bello quel mondo ad occhi chiusi. Ora che li ho riaperti mi sembra tutto così orribile. Non vorrei essere qui. Mi concedo una solitudine di una mezz’oretta, con una sorta di preoccupazione di Vale e Marti. “Lu tutto bene?”. Sono estraniato ma sto bene. Ho solo bisogno di metabolizzare ciò che mi è successo.

Finita la visita a Santu Antine, decidiamo di andare a Rebeccu. Io salgo in bici, Vale e Marti con le loro rispettive macchine. Cerco di meditare su ciò che è accaduto. Arrivo prima io, probabilmente le ragazze si sono fermate per un caffè a Bonorva.
A Rebeccu incontro Giacomo che appartiene ad un gruppo di meditazione di Milano. Staranno qui per due settimane in ritiro. Hanno affittato praticamente tutto il borgo. Chiacchiero con lui prima che arrivino Marti e Vale. Poi si aggiungono un sacco di persone. Ci invitano a cena e ci offrono un letto per trascorrere la notte. Per fortuna! Tira un bruttissimo scirocco, la tenda si sarebbe distrutta.
24/07/2021
Non vorrei ricordare nei dettagli queste due giornate fatte di fuochi e tristezza. Vorrei solo riassumerle e sperare che diventino presto un lontano ricordo.
Abbiamo passato molto tempo insieme io e Marti. Mi ha insegnato qualche canto per la nostra Terra accompagnato con il tamburo. Abbiamo meditato. Per me è stata la prima volta nella vita. E mi sono emozionato. Sto bene con lei, siamo proprio uguali. Anime libere. Spirito di adattamento alle stelle. Lo senti quando con una persona c’è sintonia.
Proprio durante la meditazione abbiamo iniziato a sentire puzza di fumo. Ci siamo spaventati. Dalla fonte sacra siamo tornati al borghetto. Il cielo si è colorato improvvisamente di fumo. Ha iniziato a piovere fuliggine.
Un’ora di tempo per capire che l’Oristanese stava andando in fiamme. Il giorno successivo chiamo Antonio e i due Antonello che mi hanno ospitato a Cuglieri e Santu Lussurgiu. Hanno perso tutto. Terreni, bestiame, case. Vedo foto dell’olivastro millenario carbonizzato. Piango tristezza. Piango perché mi fa male vedere la nostra Terra distrutta.
Piango e mi riprendo, grazie alle parole di Martina. Perché capisco che é il momento di reagire. Domani il mio viaggio continuerà. È così che nostra Madre vorrebbe. Vorrebbe che riprendessimo ciò che abbiamo lasciato. Per il suo bene.
25-26/07/2021