Giorno 15 – Gli arazzi di Mogoro e la sopravvivenza

Apro gli occhi. Il sole si è piombato all’interno della tenda. Ormai non riprenderò più sonno. Mi alzo. Guardo il telefono e sono le 6:48. Apro le due cerniere della tenda, guardo fuori. La bici c’è, il verde sintetico del campo di Morgongiori in cui ho dormito è come l’ho lasciato ieri. Tutto nella norma. Mi strofino gli occhi. Iniziamo una nuova giornata và.

Mi tolgo la maglia termica e indosso la tuta per pedalare. Poi mi reco al bar, quello in cui sono stato il giorno precedente. Sapevo che avrebbe aperto alle 7:00, avevo chiesto col proposito di fare colazione. Arrivo e ordino il solito. Caffè e cornetto alla marmellata, mi ricordano i tempi all’università, quando vivevo a Pisa, ma anche a Torino.

Finisco di fare colazione e utilizzo il bagno per lavarmi i denti. Poi parto. Attraverso Uras e arrivo a Mogoro. Mi fermo alla Parrocchia di San Bernardino, all’ombra. Arriva un signore, con una grossa curiosità. Probabilmente se non ci fossi io sarebbe andato oltre. Con una mezza scusa inizia lui: “Bè dove vai con quella bici? E da dove arrivi?”. Inizia una lunga conversazione. Scopro che anche il figlio è ingegnere informatico come me, poi gli chiedo cosa posso vedere a Mogoro e mi manda alla Fiera dell’artigianato Sardo.

Mi reco alla fiera e ammiro come in questo luogo si sia preservata la tradizione di inizio ‘800 nella lavorazione e creazione di arazzi e tappeti, tipici di Mogoro. Il tempo di scambiare due chiacchiere e sono di nuovo in strada.

Lungo il cammino mi fermo due o tre volte con lo scopo di contattare il comune di Ales, è li che rimarrò a dormire. Ma niente, nessuna risposta.

Una pedalata qua e la, pausa pranzo e mi ritrovo ad Ales alle 16:00 circa. Non so ancora dove dormire, allora inizio un giro perlustrativo in paese. Guardo a destra e sinistra i giardini che incrocio. Sono quasi tentato a suonare e chiedere ospitalità. Mi sta aiutando anche Sebastiano, un ragazzo che ha fatto il giro della Sardegna come me. Lui contatti ne ha.

Quasi arreso, incrocio un oratorio. Mi fermo. Parcheggio la bici e suono al museo. Mi dicono di chiedere a Don Emanuele. Giro l’angolo e vedo il campanello scritto a mano su carta: “Don Emanuele”. L’indice sopra, “Din Don”. Mi apre un ragazzo, un coetaneo, vestito da prete. Gli spiego il progetto. Non pronuncia tante parole se non per cortesia. Ma ha compreso e mi fa segno di seguirlo. Mi porta all’oratorio e con fare protettivo mi chiede “Qui va bene per la tenda?”. Per me il posto è oro, accetto e ringrazio.

Mi prendo un caffè per temporeggiare e due orette dopo mi reco all’oratorio. Prima visito una bottega dei giocattoli. Fantastico come Federico lavori tavole di legno per trasformarle in giocattoli. Mi innamoro dei tarocchi di Marsiglia in 3D.

Poi vado all’oratorio. Mentre sto per entrare dal cancello vedo due signori. Pensando che fossero custodi o qualcosa di simile, accenno “Ho chiesto a Don Emanuele, mi ha detto che posso entrare!”, quasi per giustificarmi. Capisco 10 secondi dopo che non mi stanno guardando per l’atto furtivo, ma per la bici. Mi fanno tante domande, ci presentiamo. Io rispondo, mi piace chiacchierare con le persone. Stefania e Ambrogio, i signori, vanno a messa. Io entro in oratorio e mi siedo per riposare prima di montare la tenda.

Passa un’oretta e li vedo ritornare. “Luca siamo venuti a salutarti!”. “Ma vuoi farti una doccia?”, “Dai che ti rinfreschi un pò”. Insisto un pochino ma poi cedo. Lascio tutto all’oratorio, a controllare la roba restano alcune ragazze che incontreranno il Don a breve. Io vado a casa di Stefania e Ambrogio e mi faccio una bella doccia. Conosco anche i figli e il padre di Stefania. Chiacchieriamo un pochino e poi mi riportano in oratorio. Okay che ci sono le ragazze, ma in quella bici ho tutta la mia vita!

Arrivati in oratorio ci salutiamo. “Luca domani vai a fare colazione nel bar di fronte alla cattedrale. Offriamo noi”. Non ho parole per la bontà delle persone. Voglio fare una foto con loro, prima di salutarli.

Scende il sole e monto la tenda. Il Don e le persone all’incontro in oratorio mi offrono una birra e poi vanno via. Resto solo con le luci che illuminano il campo. Entro in tenda, sono stremato.

E dire che due ore fa non sapevo dove stare a dormire. Poi è arrivato tutto insieme. Posto per mettere la tenda e doccia. Le persone sono fantastiche!

Giorno 15: Uras, Mogoro, Gonnostramatza, Gonnoscodina, Curcuris, Ales | Ciclismo | Strava

31/05/2021