Mi sveglio alle 9:00 dalla stanzina che Ambrogio ha riservato per me, a Mogorella. Perchè così tardi? Perchè alle 10:30 ho un’intervista alla radio. Antonio, un conoscente del mio paese, lavora in un’emittente di Carbonia. Si è incuriosito talmente tanto al mio progetto che vorrebbe farmi qualche domanda online. Che figata! Potrei parlare vite intere di questa avventura. E parlo col cuore se qualcuno mi sta ascoltando seriamente.
Parte l’intervista e sono scioltissimo. Come se mi stessero interrogando su un qualcosa in cui mi sono preparato benissimo. D’altronde è così. La chiacchierata in diretta è anche abbastanza stimolante. A volte mi fa bene cogliere la prospettiva degli altri in merito a questo progetto. A furia di starci dentro, alle volte, mi sembra pura normalità. Per gli altri non lo è, solitamente.
Finita la “chiacchierata” in radio (non mi piace chiamarla intervista), mi preparo e scendo da Ambrogio per preparare l’itinerario della giornata. Quasi convinto di vedere il mare entro la sera stessa, mi accorgo che ho scordato due comuni. E si trovano, nella mappa, tanto indietro rispetto a dove sono arrivato e tanto in salita. Un pizzico di disperazione, mani nei capelli e realizzo che non ho scelta: devo tornare indietro!
Ambrogio è più disperato di me. Io non sono così tanto disperato. D’altronde che cambia? Sarò tutto il giorno sulla bici, come gli altri giorni. Pedalerò su distese di terreni ormai secchi a causa dell’estate imminente, come gli altri giorni. Percorrerò le stesse strade di ieri, è vero. Perderò un giorno di viaggio, è vero. Ma non è poi così male, ci sono cose peggiori.
Imbraccio la bici e saluto Ambrogio. Quasi non vorrei salutarlo. Ci siamo divertiti, nonostante la differenza di età. Quando con una persona la finisci a vedere i video su YouTube di altri cicloturisti in giro per il mondo, significa che c’è sintonia. Va bè, però devo salutarlo. Ho da recuperare due comuni! “Ci rivediamo eh”, pronuncio con un po’ di malinconia. “Tanto il numero ce l’abbiamo!”, e scompaio dietro la curva.
Ripercorrendo le stesse strade del giorno prima, mi imbatto nella prima salita per Asuni (primo comune su due recuperato). Poi, verso la strada per Genoni, mi becco un bell’acquazzone. Proprio in un punto in salita a 5km dal primo centro abitato. In queste situazioni non hai scelta. Te lo becchi tutto in pieno! Azzardo un riparo sotto un albero, preso dalla disperazione (so che sotto un albero in questi casi non è il massimo, ma mi stavo inzuppando).

A fatica arrivo a Nureci, a qualche km da Genoni. La pioggia incessante mi costringe a fermarmi nel bar di paese, in cerca di riparo. Mi metto una giacchetta e prendo una Coca Cola, ghiaccio e limone: classico! Attendo un’oretta e mezzo buona e poi riparto: direzione Genoni.

Il tempo è veramente incerto e non potrei fare tanti altri km oggi. Sono pure già le 17:00! Ricevo un messaggio su instagram da Renato, un ragazzo che ha un’attività agricola a Nuragus: “Luca, se ti serve una mano fammi sapere!”. Le persone sono assurde. Accetto! Da Genoni a Nuragus sono due passi, il mare aspetterà ancora un giorno!
Arrivo a Nuragus, nell’azienda di Renato. Renato fa genetica, gestisce un bel po’ di pecore e le rivende. Come loro, vende latte e lana. Mi da un capannone in cui poter trascorrere la notte: con questa pioggia è oro! Prendiamo una pizza insieme e chiacchieriamo. Mi spiega che per lui il lavoro è tutto (in senso buono): ama quello che fa e lo vuole fare come si deve. Tanto di cappello, Rena!
Durante la cena, tra una parola e l’altra, Renato si sfrega varie volte gli occhi. Forse è la stanchezza. Lo posso immaginare, mantiene un’attività da solo. Si sveglia alle 5:00 e in giornate come queste, in cui da spazio anche al lato umano aiutando un viandante, alle 23:00 è ancora in azienda. “Rena, se devi andare a letto vai, ci vediamo domani, riposati!”.
Ci salutiamo, rimango da solo in azienda. Mi lavo i denti e mi sistemo nel divano del capannone. Sogno il mare, forse domani lo rivedo. Buonanotte!
Giorno 24: Asuni, Genoni | Ciclismo | Strava
09/06/2021