Giorno 27 – S’Archittu e quella canzone in radio

Apro gli occhi e aguzzo l’orecchio. I grilli, sempre presenti nelle mattine in tenda, accompagnano il mio risveglio. Sono le 8:00 quando esco dalla tenda e tasto il terreno del camping Spinnaker a Torre Grande. Un giorno di riposo è bastato. E come ogni post riposo, mi aspetta una giornata infernale.

Faccio bagagli e bagaglietti e saluto un ragazzo che aveva la tenda accanto alla mia. Ha passato la notte con il figlio e oggi è in attesa dell’arrivo della moglie. “La pacchia è finita!”, mi dice, mentre azzarda un sorriso.

Spingo la bici sino al vialotto centrale fatto in pietra. Poi salgo su. Avvicinandomi alla reception, in cui pagherò il soggiorno, passo dal bar e saluto con la mano destra la barista, con cui ho fatto amicizia il giorno prima. Al suo “Buon viaggioo!” rispondo con “Graziee! A presto!”.

Parto alla volta del Sinis. L’itinerario mi è stato suggerito da Alessia: una ragazza che si è avvicinata a Torre Grande due giorni prima, dicendomi che mi seguiva su Instagram e mi stimava per il progetto. Peccato che mentre le chiedevo di sedersi a fare una chiacchierata, è scappata dall’imbarazzo. Si è liquidata con un “No, devo scapparee!”, mentre scompariva all’orizzonte. Ma io volevo davvero incontrarla! Cavolo, per una persona che si interessa.. Allora, il giorno dopo, mi sono inventato una storia su Instagram in cui chiedevo alla persona misteriosa di palesarsi. E così è stato. Ci siamo incontrati e abbiamo parlato di cose fighissime. Scambiarsi esperienze e ritrovarsi nei passati in maniera reciproca è sempre affascinante.

Grazie ai suggerimenti di Alessia, costeggerò da oriente lo stagno di Cabras, puntando verso Nord. Dopo aver attraversato qualche comune nella zona, entro nel paese dal quale lo stagno prende il nome. Qui c’è un museo: il museo dei Giganti di Cabras. In questo luogo si raccontano millenni di storia riguardanti il Sinis. Una visita molto stimolante. In Sardegna abbiamo un sacco di tesori, mi stupisco ogni giorno, sempre di più.

Esco da Cabras e mi avvio verso Riola Sardo. Elvio, qui a Riola, ha un campo di lavanda. Propone visite in cui spiega come è nata questa sua attività, con tanto di degustazioni e spiegazioni locali relative al Sinis: “La lavanda di Elvio”. Purtroppo è tardi, ho ancora S’Archittu da vedere e poi devo recarmi a Narbolia, dove mi aspettano per cena. Niente, fisso un appuntamento per martedi e proseguo. Almeno faccio tutto con calma.

Proseguendo verso S’Archittu mi tornano in mente le strade che feci al contrario durante il viaggio dell’anno scorso da Torino a Carbonia. Emozioni forti rinascono dentro di me. Sto provando la stessa libertà. Viaggiare in bici è la mia dimensione.

Arrivo a S’Archittu sotto un sole cocente e sono già le 18:30. Spingo la bici su uno sterrato e poi davanti a me ammiro l’arco di pietra che guarda Torre del Pozzo. Dall’arco si stanno tuffando alcuni ragazzi. “Meglio non far volare il drone”, penso. Ammiro Torre del Pozzo, intanto, pensando ad una storiellina che avevo letto, relativa all’aspetto della roccia su cui siede la Torre, simile a una balena. Addirittura, con il mare mosso, essendo la Torre collegata ad un pozzo sotterraneo, si possono notare degli “Sbuffi” come se la roccia fosse davvero una balena. Figata!

Prima di concludere la giornata verso Narbolia, mangio due snack e bevo un powerade. Sono abbastanza provato oggi. Ho bisogno di zuccheri prima di ripartire. Poi, dopo due sospiri profondi, riparto!

Gli ultimi 15km che mi dividono da Narbolia sono puro relax. Alcuni mi dicono: “Ma come fai a non stancarti a pedalare cosí tanto?!”. Bo, a me rilassa se devo dirla tutta. Mi concedo di accendere la radio, mentre dietro di me si accenna il tramonto. Sono le 20:00 ormai. Mentre affronto la discesa a qualche passo da Narbolia, parte “Ho imparato a sognare” dei Negrita. È una delle mie canzoni preferite e non la ascolto da una vita. Alzo il volume e la canto a squarciagola. Che coincidenza assurda, brividi!

A Narbolia ci sono Francesca e Sebastiano che mi aspettano. Francesca è la sorella di Carlo, un amico che mi ha accompagnato il Giorno 1 e che pedalerà con me anche domani. Infatti, arriverà a momenti, insieme all’altra loro sorella: Giovanna.

Intanto parlo con Sebastiano. Mi racconta del suo lavoro, io gli parlo del mio progetto. Poi entro in doccia e quando esco siamo al completo. Saluto Carlo e tutti gli altri. Dopo una bella birra, al calar del sole, ci sediamo a tavola e ceniamo tutti insieme. Poi sistemiamo i letti.

Meglio dormire, domani sarà un’altra giornata bella piena. In compagnia però!

Giorno 27: Santa Giusta, Palmas Arborea, Cabras, Riola Sardo, Nurachi, Narbolia | Ciclismo | Strava

12/06/2021