09:00, suona la sveglia dalla casa in cui sono stato ospitato a Putzu Idu. Strano, di solito mi sveglio prima! I 75km di ieri mi hanno sfiancato. Ho bisogno di riposare. Mi prendo tutta la mattina, poi riparto.
Imbraccio il manubrio della bici quando sono ormai le 14:00. Pedalo su strade conosciute. Passo Riola e entro a Zeddiani. Qui grande tradizione di Vernaccia, ma prima incontro una fontanella di acqua bella fresca. Non mi sembra vero, mi ci immergo dentro!
Proseguo attraversando il paese, fino a quando mi imbatto in un’insegna: “Vernaccia”. Va bè suono, sperando che mi possano raccontare qualcosa sul loro processo di produzione. Mi apre una signora abbastanza anziana, le spiego cosa sto facendo, poi momento di silenzio. Non sa che dire, mi risponde con un timido “no mi dispiace, non siamo interessati!”. Mi dispiace aver suscitato timore alla Signora, non era mia intenzione. Le dico che capisco e procedo.
A Zeddiani c’è un’altra cantina che produce Vernaccia. Chiamo ma purtroppo il ragazzo che risponde mi dice che sono impegnati. “Riprova domani, di mattina ci siamo!” e ci salutiamo.
Continuo con direzione Solarussa fino a quando non vedo il cartello che mi indica la destinazione del giorno. Faccio qualche giretto di perlustrazione per capire dove posso dormire e poi mi fermo a bere un bel bicchierone di acqua frizzante con una fetta di limone. Questa è colpa di Claudio e Riccardo di Mandriola, sono loro che mi hanno trasmesso questo vizio!
Al bar incontro Antonio, un signore del posto, che mi accompagna da Cordiano, il presidente della Pro Loco, che avevo provato a contattare tutto il giorno ma con scarsi risultati.
Cordiano è una persona squisita. Saliamo in macchina e mi accompagna a vedere qualche chiesetta, tra cui quella di San Gregorio che mi ispira particolarmente per dormire, e il Nuraghe Pidighi. Il sito è abbandonato ma mi colpisce in maniera particolare. Forse perché per visitarlo bisogna arrampicarsi. Mi piacciono queste cose! Fatto sta che ci arrampichiamo e mi racconta di come all’età di 10 anni percorse quell’anditino angusto che collega la parte superiore alla camera interna. Figata!

Poi facciamo un salto a vedere come si faceva la vernaccia in passato. Interessante! Si usavano due contenitoroni in pietra, comunicanti, uno sopra l’altro. Nella parte superiore, l’uva in sacchi di stoffa veniva calpestata così che solo il liquido potesse raggiungere il contenitorone sottostante. La buccia rimaneva invece nel sacco. Infine, dal contenitorone sottostante, il succo d’uva veniva travasato in delle cisterne, 10l alla volta.
Con Cordiano il tempo passa. Sono già le 20:00. Dovrei andare per stendere la tenda prima del tramonto, ma mi trattengo per assaggiare la vernaccia fatta dal padre 30 anni fa. Non si possono rifiutare certe offerte.
Alle 21:00 scappo via con un saluto sincero. Lo ringrazio, è stato molto disponibile. Arrivo alla chiesetta di San Gregorio e stendo la tenda. È pieno di zanzare ma dentro le 4 mura di stoffa si sta tranquilli.

Ceno con pane e crema di olive di Bruno (il ragazzo di Seneghe). E poi crollo in un sonno profondo. Bentornato entroterra!
Giorno 38: Baratili San Pietro, Zeddiani, Siamaggiore, Solarussa | Ciclismo | Strava
23/06/2021