Giorno 42 – Il cuoio di Samugheo e la notte al rifugio

Mattina di riposo, nella Domenica di Samugheo. Mi reco al bar Sulis, col pc a braccetto, come Pinocchio con il suo abbecedario. Al bar c’è Cisco, un membro dei Barracelli che ho incontrato il giorno prima. Lo saluto, ci scambio due parole e mi siedo per scrivere gli articoli arretrati.

All’ora di pranzo torno al B&B per ritirare tutto e andare. Ho pagato la stanza per la notte passata, non posso stare a lungo, anche se la proprietaria si è mostrata molto disponibile a concedermi del tempo “extra”. Prendo la bici e mi reco in un bar, ad attendere la chiamata di Antonio, che mi accompagnerà da Mauro, il ragazzo che lavora pelli e cuoio.

Il caldo è bestiale e Samugheo è vuota. Probabilmente sono tutti al mare, è pure Domenica. A me non pesa stare qui, dico la verità. Mi piace proprio quello che sto facendo e sinceramente non vedo l’ora di conoscere Mauro.

Arriva la chiamata di Antonio: “Luca, ciao! Vieni pure alla sede dei Barracelli e da li andiamo da Mauro. Puoi lasciare la bici da noi!”. I barracelli sono un gruppo di volontari del territorio comunale, pronti ad intervenire in caso di incendio.

Prendo la bici e mi reco da loro. Conosco finalmente Antonio e il suo collega. Strette di mano e qualche chiacchierata di presentazione. Parcheggio la bici e andiamo da Mauro.

Mauro è un ragazzo di 30 anni, barbone da Sardo, voce da Sardo, vestito da Sardo. Il classico Sardo, mi sta simpatico sin da subito. Ci fa vedere lo stanzone dove lavora e ci offre caffè/vino/birra. Gentile.

Il suo ambiente di lavoro è pieno di attrezzi datati, macchine da cucire storiche, pelli, cuoio, lavori appena iniziati, alcuni a metà e altri già conclusi.

Con la camera a metà del mio busto sulla modalità Rec a ON, facciamo una chiacchierata sulla sua attività. Mi parla di come approccia il lavoro, tecnicisimi del caso e poi arriviamo al mio argomento preferito: “Come hai iniziato?”, gli chiedo. “Sai”, mi dice, “A 18 anni un ragazzo di paese inizia ad andare in campagna. E di conseguenza iniziai a volere delle nuove scarpe. Quindi andai dal calzolaio e mi piazzò 6 mesi d’attesa. Pensai che 6 mesi fossero troppi e così cominciai a farmele io, le scarpe. Adesso, 12 anni dopo, ti posso dire che quel calzolaio aveva ragione. Non mi prendeva in giro, i tempi d’attesa erano corretti!”. Accenno un sorriso, ma dentro lo ammiro. Per la passione che ci mette nel suo mestiere. È stimolante per me e per il mio futuro.

Finito il “tour”, Mauro e Antonio mi portano al rifugio. Stanotte dormirò li. Il rifugio del castello Medusa, a Samugheo, è un bell’edificio su due piani, con tanto di dormitorio, gestito da alcuni ragazzi. Si trova non troppo distante dalle rovine del castello Medusa. È isolato dal paese e penso proprio che dormire qui sarà una figata.

Una volta sul posto, mi mostrano una bella panoramica accessibile dal retro. Le rocce vanno giù a strapiombo e puliscono l’orizzonte. Abbassando lo sguardo si vede un affluente del Tirso.

Dopo qualche minuto Mauro e Antonio vanno via. Io rimango da solo e riorganizzo i contenuti video del progetto. Poi faccio qualche ripresa col drone, approfittando del paesaggio suggestivo, prima di ricevere un messaggio da Mauro: “Guarda che se vuoi prendere un caffè, stasera, io e i miei amici andiamo al bar. Ti vengo a prendere e poi ti riporto al rifugio. Sei dei nostri?”. Grande persona Maurone, accetto.

Mi viene a prendere nel giro di mezz’ora e raggiungiamo gli amici. Sono tutti persone in gamba con cui entro in sintonia. C’è anche Antonio. Beviamo qualche birra e spariamo qualche cavolata. Loro ironizzano sugli abitanti dei paesi limitrofi. Ora so cosa aspettarmi nei prossimi giorni di viaggio (Ironicamente).

Fatta una certa ora, Mauro mi riaccompagna al rifugio. Il luogo è in mezzo al nulla, con una sala bar appena subito dopo l’ingresso. Tutto questo mi ricorda il film “The Shining”. Ma sono troppo stanco per avere paura.

Spengo la luce e mi addormento sul divano del rifugio. Buonanotte Samugheo.

27/06/2021