Giorno 57 – Alghero e il regalo di Madre Natura

Bosa si risveglia a rilento, in questo lunedì da coma, post finale di Europei. L’Italia ha ancora i postumi della festa e tutti dormono, quando apro la finestra che da sul castello dei Malaspina. È li, che mi aspetta. Lo visiterò, prima di affrontare quella tortuosa strada per Alghero al tramonto.

Ci prepariamo bagagli e bagaglini. Martina mette tutto dentro la borsa, pronta a ripartire. Io tutto sulla bici, pronto a pedalare. E ci rechiamo al castello.

Il sole è intenso. Faranno 38/39 gradi a Bosa. Decidiamo di salire al parcheggio del castello con la macchina, prima di affrontare i 111 scalini che ci separano dalla cima. Fa caldo, l’aria è irrespirabile. Ma in men che non si dica siamo su. Giriamo le mura del castello, poi ci sediamo all’ombra e parliamo un pochino. C’è una grossa intesa con Martina. Ha sempre qualcosa interessante da dire. Parole che arrivano dalla sua anima. Mai scontate, mai banali. Sempre vere e sincere, di quelle che fanno pensare.

Visita al castello, pranzo, una coca cola e un gelato e si fanno le 17:00. Sto per partire per Alghero passando da quella litoranea lunga 45km. Il mio corpo lo sa, la mia mente pure. La mia energia e la mia adrenalina non riescono più a stare confinate dentro al mio corpo e iniziano a prendere vita al di fuori, sotto forma di alcune manifestazioni. Mi trema la gamba destra, ho un senso di brutta voglia (bello, non fastidioso). “Lo sento che sto per partire”, dico, spiegando queste sensazioni a Martina, che risponde con la sua solita pacatezza: “Lo so, lo sento”.

Sto preparando la traccia GPS, accingendomi al momento che questa terra mi ha suggerito due giorni fa, di percorrere questa strada al tramonto, quando improvvisamente una forte folata di vento incombe su Bosa. Il cielo diventa nuvoloso, le temperature si abbassano di 7/8 gradi nel giro di mezz’ora, una pioggerellina timida cade giù.

Inizialmente non so che sta succedendo. Prendo la bici e parto. Incominciano le salite che mi porteranno su, a 300m a strapiombo sul mare. A sinistra tutto il golfo che tocca Alghero e Bosa. Poi discesa. Vedo Capo Caccia a settentrione, Bosa Marina se mi giro alle spalle. Se guardo verso occidente non riesco a decifrare l’inizio del cielo e quello del mare. È tutto grigio. Bellissimo e surreale.

Con un po’ di fatica sono ad Alghero, tra alcune foto e video sui punti più emozionanti della litoranea. Ripenso a quello che mi è accaduto due giorni fa, a quel suggerimento della Madre Terra, fatto di vibrazioni ed emozioni. Quello di percorrere la litoranea al tramonto. Penso a quello. E poi penso ad oggi. Al fatto che io questo suggerimento l’abbia ascoltato. E anche se non ho visto quei colori bellissimi, che solo il tramonto di queste zone regala, penso che Madre Natura mi abbia regalato le tre ore più respirabili del mese. E ne sono grato. Penso a tutto questo mentre vedo il cartello Alghero e le luci del giorno lasciano posto a quelle della notte.

Emozioni uniche in questa città Catalana. È la città di Nonna, è la città delle vacanze della mia famiglia quando ero piccolo. È la città dei ricordi e delle emozioni. Penso a tutto questo mentre attraverso i bastioni e passando da Torre dei Cani scendo al porto. Qui mi attende Martina che ha deciso di alleggerirmi il carico portandomi una borsa, tra quelle posteriori. Sono grato per averla incontrata.

Insieme andiamo da Soleandro, un cantautore di Ploaghe. Un ragazzo che canta ai Bastioni, in strada. L’ho conosciuto grazie a Martina, che mi ha fatto sentire una sua canzone qualche giorno prima. E me ne sono subito innamorato. E adesso, lo sto conoscendo dal vivo.

Io bici a mano, Martina a piedi. Arriviamo di fronte a Soleandro che sta cantando “No potho reposare”. Dietro ci sono le luci del porto di Alghero, la gente passeggia. Alcuni indifferenti, altri si fermano e si emozionano ad ascoltare le sue frequenze di voce e di chitarra.

Chiacchiero un pochino con la moglie e poi con lui, durante una pausa tra una canzone e l’altra. Poi saluto tutti e pedalo verso il lungomare, dove ci sono i miei e mia sorella che mi aspettano. Rivedo anche loro dopo circa un mese e mezzo. Li abbraccio forte, più forte del solito. Ricordandomi della fortuna che ho, nel poterlo fare. Ripensando alle parole di Martina che mi fecero pensare. A quanto siamo fortunati.

Ci sediamo e beviamo una cosa insieme, nel lungomare di Alghero. Ho il sorriso stampato in faccia e non riesco a levarmelo.

Chiedetemi se sono felice. Che ho già la risposta pronta. “SI”.

12/07/2021